Gli oliveti
14 Ottobre 2020

CONOSCERE PER SAPER SCEGLIERE
LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELL’OLIVO |
L’olivo appartiene alle Dicotiledonee, famiglia Oleacee, genere Olea, specie Olea europea 1, o Olea europea sativa D.C.
Di questa specie esistono poi numerose varietà divise in tre grandi categorie, in funzione delle attitudini: da olio, da mensa e a duplice attitudine.
Originario dell’area geografica compresa tra l’Armenia, il Turkestan e il Pamir, l’ulivo si è diffuso nel Mediterraneo già diverse migliaia di anni or sono e la sua classica zona culturale è compresa tra il 30° e il 45° parallelo nord.
Pianta sempreverde, l’olivo ha esigenze termiche assai precise e non tollera temperature inferiori ai 10° durante la formazione delle infiorescenze (mignolatura), di 15° durante l’allegagione (formazione del frutto), di 20° durante l’invaiatura (il mutar colore dell’oliva dal verde al giallo e poi al viola scuro); di 15° per arrivare alla maturazione completa e di -5° al tempo della raccolta.
Più delle temperature minime invernali, l’olivo teme però i repentini sbalzi di temperatura che possono provocare spaccature nei tronchi e nei rami.
In autunno, la pianta dell’olivo riduce progressivamente la sua attività metabolica e si predispone a uno stato di vita latente: se durante questo “riposo vegetativo” la temperatura si abbassa progressivamente rimanendo entro i -3°/-4°, si verifica una sensibile riduzione di acqua nei tessuti vegetali; questa riduzione determina una concentrazione del succo all’interno delle cellule e fa abbassare il punto di congelamento. Se, però, la temperatura scende oltre i limiti critici, anche la poca acqua residua gela, dando luogo a danni molto gravi per la pianta.
Alcune parti della pianta sono particolarmente sensibili all’azione del gelo: le foglie, le gemme e la corteccia; quest’ultima viene lacerata non solo nei rametti, ma anche nelle branche più grosse e nel tronco.
L’olivo è una pianta che predilige gli ambienti aridi mentre teme l’umidità eccessiva, tranne che in primavera, in corrispondenza della massima attività vegetativa.
Ideali sono i terreni calcarei e asciutti, ma si possono avere buone produzioni bene anche nei terreni argillosi, se ben drenati, e in quelli sabbiosi, a patto che siano sufficientemente irrigati.
L’olivo nato da un seme ha originariamente un apparato radicale formato da un fittone che scende perpendicolarmente nel terreno, mentre la pianta adulta sviluppa un sistema radicale che si irraggia dalla base del tronco con un andamento superficiale.
Il tronco dell’olivo adulto è composto da due parti precise e distinte: il tronco vero e proprio, su cui si innestano i rami, e la base, detta ceppaia o pedale: quest’ultima è in grado di produrre nuovi germogli, e di conseguenza di rigenerare la pianta in casi di danneggiamento del tronco principale; sulla ceppaia si formano anche gli ovuli, gemme dormienti che se asportate possono dare vita a nuove piante.
Le foglie sono lanceolate, coriacee, brevemente picciolate, con margini interi di colore verde glauco, glabre superiormente, bianco-argentee nella pagina inferiore per la presenza di peli stellati che preservano la pianta dall’eccessiva traspirazione.
Il fiore dell’olivo, raccolto in infiorescenze dette mignole, ha corolla bianco-giallastra, poco appariscente, con quattro sepali e altrettanti petali. I fiori sono ermafroditi, hanno cioè organi maschili e femminili insieme. L’impollinazione dell’olivo è affidata solo al vento e non agli insetti, e per questo il suo fiore è poco appariscente. È raro che il polline della stessa pianta possa fecondare i propri fiori, sovente, affinché la fecondazione possa aver luogo, è necessaria la presenza di piante di diversa varietà.
Per quanto riguarda la fertilità, gli ulivi coltivati si dividono in:
autofertili, che possono essere fecondati dal proprio polline o da quello di altre piante della stessa varietà (varietà Frantoio, Ascolana, ecc.);
autosterili, che non vengono fecondate nè dal proprio polline nè da quello di piante della stessa varietà (varietà Leccino, Moraiolo, Morchiaro, ecc.);
parzialmente autofertili, che producono anche senza impollinazione incrociata, ma scarsamente. Per una buona produzione è quindi bene impiantare sempre un ulivo impollinatore, di varietà diversa, almeno ogni venti piante.
Il fiore fecondato dà origine al frutto, detto drupa, composto da un rivestimento membranoso (l’epicarpo), la polpa carnosa (mesocarpo), il nocciolo legnoso (endocarpo), che a sua volta contiene il seme.
L’ulivo è una pianta molto longeva, grazie alla capacità di rigenerazione della ceppaia, esistono addirittura piante più che millenarie. Sua caratteristica, almeno in terreni di scarsa fertilità, è l’alternanza di un anno molto produttivo a uno scarsamente produttivo (ciò viene oggi corretto con tecniche di fertilizzazione e di potatura.